Zafferano

Tavola_zafferanoLo zafferano Sartori è la spezia ideale per arricchire di sapori e colori i piatti a base di riso e pesce, risotti e per chi ama la cucina etnica.

Lo zafferano (Crocus sativus L.) è originario dell’Europa Meridionale e coltivato nei Paesi del Mediterraneo, in particolare in Spagna, Austria, Francia, Grecia, Inghilterra, Turchia, Iran. In India, viene coltivato nelle zone dell’Jammu e del Kashmir e nel Himachal Pradesh.
È una pianta erbacea perenne il cui bulbo ha un diametro di circa 5 cm. In settembre si sviluppano le foglie lineari in numero di 6-10 che sono molto strette e allungate (in genere raggiungono la lunghezza di 30/35 cm, mentre non superano mai la larghezza di 5 mm). Dopo metà ottobre compaiono 1-2 fiori formati da sei tepali violetti, che circondano uno stimma rosso arancio diviso in tre lunghe lacinie. La parte maschile è costituita da 3 antere gialle. La parte femminile è formata dall’ovario, collocato alla base del bulbo, dal quale si origina un lungo stilo di colore giallo che, dopo aver percorso tutto il getto, raggiunge la base del fiore, qui si divide in 3 lunghi stimmi di colore rosso intenso.
Il nome zafferano deriva dal latino “safranum” che a sua volta deriva dall’arabo “za’faran” che significa “giallo”. Le sue proprietà erano note agli Egizi, come confermato dal Papiro di Ebers del 1550 a.C. : essi infatti erano soliti impiegare lo zafferano nelle onoranze funebri, cospargendo le mummie con i pistilli, credendo l’aroma dei pistilli della pianta favorisse l’ascesa delle preghiere fatte in onore dei defuinti. In ambito cretese-miceneo il fiore dello zafferano appare raffigurato nelle pareti del Palazzo di Cnosso. Nella Bibbia, più precisamente nel Cantico dei Cantici, viene associato alle piante più aromatiche e pregiate che nascono in giardino. Nella mitologia greca, la nascita della pianta è attribuita all’amore del giovane Croco ( da qui l’origine del nome) per la ninfa Smilace. Gli dei erano contrari al loro amore e trasformarono il giovane nella pianta dello zafferano e la ninfa in quella sempre verde del tasso. Lo zafferano era inoltre adoperato dal dio greco Ermes, consigliere degli innamorati, per risvegliare il desiderio. Il grande Ippocrate, invece, lo prescriveva per curare la gotta ed i reumatismi, ma ci sono arrivate testimonianze del fatto che spesso venisse utilizzato anche come aroma ambientale per i teatri. I romani erano soliti utilizzare lo zafferaano per profumate le abitazioni i bagni imperiali e per colorare i veli delle spose, che secondo la tradizione, dovevano essere arancioni. Non mancano applicazioni in ambito cosmetico: molto spesso infatti le donne romane lo usavanbo per tingere i capelli, le unghie e le labbra. Tuttavia con la caduta dell’Impero romano la popolarità dallo zafferano venne meno, e la sua coltura sopravvisse in Oriente, nell’impero di Bisanzio, e nei paesi arabi. Attorno all’anno mille furono gli Arabi che ne reintrodussero in Europa la coltivazione attraverso la Spagna. Fino al Medioevo le pianta aveva il nome di croco, poi gli arabi lo cambiarono in “za’faran” (termine derivato dal persiano “Sahafran”) in riferimento al colore giallo assunto dagli stimmi dopo la cottura.